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Zumbahua, 18 sera dicembre 2008.

Carissimi amici,


Tento di scrivervi due righe per farvi gli auguri di Buon Natale.

Veramente mi ero ripromesso di mantenere un contatto più frequente con voi... ma vedete bene che mi riesce difficile mantenere queste promesse! Avrei bisogno di più tempo e di più...Pace. Non è facile trovare nè l’uno nè l’altra. E allora eccomi qua, con l’anno che mi tramonta appresso, senza quasi che me ne renda conto, se non fosse per la costatazione dei miei limiti fisici che vanno in crescita! Normale, del resto, e non me ne lamento.

Certo il tempo che vola via mi lascia l’amaro in bocca per le cose che mi ero proposto di mettere in cantiere e che invece mi ritrovo continuamente a rimandare. E’ un vero cruccio! Ma lasciamo da parte il tema, tanto non ne ricaviamo nulla.

L’anno che se ne va ci porta una volta ancora la gioia del Natale. Per me è sempre un tempo di meditazione benefica per lo spirito, e vorrei, anche se in poche righe veloci, condividere con voi i pensieri e le emozioni che anche questo Natale deposita nella mia mente e nel mio cuore.

Associo con sempre maggiore immediatezza le realtà che vivo giorno dopo giorno con il mistero dell’infinita tenerezza di Dio che il Natale ci conduce a meditare.

Provo in questo tempo a riscoprire il senso del dolore che mi circonda, della fatica di vivere di tante persone che qua, a Zumbahua, popolano in numero considerevole il territorio affidato alle mie cure pastorali. Colgo ad ogni passo situazioni che mi lasciano con il fiato sospeso e senza la capacità di razionalizzarle e a corto di immediate risposte.


Così la bimbetta di 6 anni che vedo piangere disperata lungo il fangoso sentierino che dalla strada principale porta in alto verso il paramo dove vive. Mi obbliga a fermarmi lo scorgere accanto alla piccola la persona del suo nonno, stramazzato a terra all’improvviso, morto di un infarto massivo. Vivevano soli il nonno e la bambina... L’emigrazione crea tante di queste situazioni. E ora viene Natale a depositare nell’anima di una tenera creatura una sofferenza enorme, sproporzionata.

Oggi son dovuto scendere a Latacunga. Troppe cose accumulate e in attesa del mio tempo per risolverle. Quanto correre, cari amici! (in un anno la mia macchina registra quanta strada ho fatto: oltre 66.000 Km, e non vi racconto le condizioni di tante strade delle mie comunità!). Oggi quindi dopo la mattinata di confessioni, prima per i ragazzi della scuola di avviamento e poi per la comunità della Cocha, sono sceso in città. Ho fatto più lentamente del solito i 65 Km che ci separano da Latacunga. Lentezza dovuta per un lungo tratto di strada a una nebbia fittissima (mi riportava il pensiero a certi nebbioni invernali in Valpadana) e per il secondo tratto di strada una pioggia e grandine violente. Ma avanzavo pensando che la pioggia non veniva dal cielo: era di “produzione locale”, andavo tra le nubi sul filo dei 4000 metri! Scorgevo a stento le “choze”, le capanne di terra e paglia che popolano in gran numero ancora questi pascoli desertici a quelle altezze, in un freddo gelido. Scorgevo, rannicchiati sotto la misera protezione di un poncho sdruscito e un cappello, ereditato da mille battaglie, bambini in tenera età a custodire le greggi... nonostante la pioggia. Mi nasceva spontaneo associare queste piccole creature alle figure dei pastori della notte di Natale, anche loro all’addiaccio... Voglia di portarmeli dietro quei bambini e cercare per loro le vie della consolazione, del sorriso perso da tempo, della speranza, della gioia... Mi limitavo a offrire loro solo nel cuore un po’ di tepore, di affetto, di pensieri contemplativi.


E ci sono pur sempre accanto anche gli anziani soli e malati che mi fanno una tenerezza profonda anche loro. Sono tanti/e! A un bel po’ di loro stiamo costruendo le case, con il vostro aiuto. Per quanto li riguarda vi confesso un mio peccato (?!). Ci sono alcune vecchiette/i che trascinano la loro umanità dolente e decrepita, ogni domenica fino alla mia chiesa per venire alla Messa. Io non so cosa ne capiscano, ma so bene cosa capisce di loro il Signore che viene e si fa presente sull’altare. Allora succede che queste povere creature che non hanno mai di che sfamarsi e non si sa di che cosa sopravvivano al di là della mia carità, vengono a ricevere la comunione e poi si rimettono ancora nella fila per riceverla di nuovo, è pur sempre un mangiare qualcosa!!!! E io ... torno a dargliela. Ho l’impressione che Gesù ne sia contento e chiuda un occhio sull’articolo del diritto canonico e sulle “istruzioni” vaticane!!! Ma poi sono io che ne esco con le lacrime agli occhi.


E voi? Vi ripasso sempre, uno per uno, cerco di immaginare il vostro viso; di molti custodisco nel cuore le pene e le ferite.

Ho un gran desiderio di rivedervi. Non so esattamente quando potrà essere. Vedo anche la difficoltà di trovare chi mi sostituisca qui a Zumbahua dove nessuno vuol venire... Avrò bisogno fra non molto di un intervento chirurgico alla spalla, perchè il dolore si sta intensificando e non mi lascia dormire decentemente... Si vedrà.


Buon Natale, carissimi. Vi penserò più intensamente in quei giorni. La mia preghiera per voi è garantita. Vi voglio bene e vi ringrazio della vostra fedeltà ai poveri.

Non andate a cercare il Signore lontano, ce l’avete nel cuore con la vostra generosità.

Vi giunga, con il mio saluto affettuoso, anche il grazie dei poveri di Zumbahua, la cui speranza voi, da tanto tempo ormai, cercate di mantenere viva.


La benedizione del Signore che nasce vi accompagni in ogni momento.

Un abbraccio .



pio



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Posted on 23 Dec 2008 by pio
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